Author : Evola Julius (Giulio Cesare Evola)
Title : Dioniso e la via della mano sinistra
Year : 19*
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Quali sono tratteggiati nell'esposizione di una delle prime opere, assai suggestiva, di Federico Nietzsche - La nascita della Tragedia - i concetti di Dioniso e di Apollo hanno una scarsa corrispondenza col significato che queste entità ebbero nell'antichità, specie in una loro comprensione esoterica. Ciò nondimeno qui ci rifaremo proprio a quella loro assunzione nietzschiana come punto di partenza, al fine di definire degli orientamenti esistenziali fondamentali. Cominceremo col presentare un mito. Immerso nella luminosità e nell'innocenza favolosa dell'Eden l'uomo era un beato e un immortale. In lui fioriva l'Albero della Vita e lui stesso era questa vita luminosa. Ma ora sorge una nuova, inaudita vocazione: la volontà di un dominio sulla vita, il superamento dell'essere, per il potere di essere e non essere, del Si e del No. A ciò si può riferire l'Albero del Bene e del Male. In nome di esso l'uomo si stacca dall'Albero della Vita, il che comporta il crollo di tutto un mondo, nel lampeggiamento di un valore che dischiude il regno di colui che, secondo un detto ermetico, è superiore agli stessi dèi in quanto con la natura immortale, a cui questi sono astretti, ha nella sua potenza anche la natura mortale, epperò con l'infinito anche il finito, con l'affermazione anche la negazione (tale condizione fu contrassegnata dall'espressione di “Signore delle Due Nature”). Ma a questo atto l'uomo non fu sufficiente; lo prese un terrore, da cui fu travolto e spezzato. Come lampada sotto uno splendore troppo intenso - è detto in un testo cabalistico -, come un circuito percosso da un potenziale troppo alto, le essenze si incrinarono. A ciò va rapportato il significato della “caduta” e della stessa “colpa”. Allora, scatenate da questo terrore. le potenze spirituali che dovevano essere serve, immediatamente si precipitarono e ghiacciarono in forma di esistenze oggettive autonome, fatali. Sofferta, resa esterna e fuggente a se stessa, la potenza prese le specie di esistenza oggettiva autonoma, e la libertà - l'apice vertiginoso che avrebbe instaurato la gloria di un vivere superdivino - si fece la contingenza indomabile dei fenomeni fra i quali l'uomo vaga, trepida e misera ombra di se stesso. Si può dire che questa fu la maledizione scagliata dal “Dio ucciso” contro colui che fu incapace di assumerne l'eredità. Con Apollo, inteso sempre in termini nietzschiani, si sviluppa ciò che deriva da questo venir meno. Nella sua funzione elementare, deve essergli riferita la volontà che si scarica di sé stessa, che non vive più se stessa come volontà, sibbene come “occhio” e come “forma” - come visione, rappresentazione, conoscenza. ...
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