Author : Evola Julius
Title : Il mito del sangue
Year : 1937
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Introduzione. Più che un concetto propriamente scientifico, filosofico, o storico, tale da poter esser valutato oggettivamente, in se e per se, la teoria della razza, o razzismo, quale ha preso forma in Europa nell'ultimo quarto di secolo e quale ha finito con l'affermarsi in modo a tutti noto nella Germania nazionalsocialista , è da concepirsi come un “mito”. Dicendo “mito” noi non vogliamo intendere una semplice finzione, un parto arbitrario della fantasia, bensì una idea che trae principalmente la sua forza persuasiva da elementi non razionali , una idea che vale per la forza suggestiva che essa condensa e quindi, per la sua capacità di tradursi, infine , in azione. Del resto, più o meno in questi termini Alfred Rosenberg che è uno degli esponenti più ufficiali della nuova dottrina, presenta oggi la nuova teoria della razza: come un <nuovo mito della vita> chiamato a creare un <nuovo tipo di vita> e quindi, di stato e di civiltà. Si è che in ogni secolo la irrazionale volontà di credere di un popolo ha bisogno di un appoggio, quasi diremmo di un centro di cristallizzazione, per raccogliersi e manifestarsi praticamente. Tale appoggio, o centro, è il “mito” che glielo offre. Quello del sangue, della razza – e poi più specificamente del sangue nordico e della razza aria – per la Germania è il “mito del XX secolo”, il simbolo oscuramente scelto dalla nuova volontà di credere e di rialzarsi di questa nazione. E a tale stregua ben cade il giudizio di Mussolini secondo il quale nella parte, la “razza” è un fatto di sentimento, non una realtà. La somma dei singoli elementi e dei singoli moventi non basta da sola a spiegare la forza misteriosa di una passione. In egual modo il “mito” trascende quanto può riferirsi ai vari elementi, sia scientifici, sia filosofici, sia storici di cui si compone, da cui si trae o con cui pretende di giustificarsi. È per questo che l'analisi operata da una critica freddamente razionalista in un mito conduce a ben poco. Essa non raggiungerà mai il nucleo più profondo, ossia l'intima necessità, il fatto di sentimento che dà sostegno e forza la mito stesso. Ciò si applica direttamente alla teoria della razza, epperò ci istruisce circa il modo più adeguato di portarla a conoscenza del nostro pubblico. Noi dobbiamo considerare essenzialmente il razzismo come un “sintomo” e un “simbolo dei tempi”. Il razzismo, certamente, rivendica per se basi storiche, filologiche, antropologiche, filosofiche, perfino giuridiche e religiose. Tutti questi elementi dovranno esser presi in considerazione, ma senza lasciarci illudere da essi e quindi anche senza soffermarci troppo sul loro valore oggettivo. Assai più varrà esaminare e esporre nei suoi vari gradi la genesi del razzismo il suo sviluppo fino alla attuale forma estremistico-politica, secondo la quale esso si fonde senz'altro con la “concezione della vita” (Weltanschauung) che il nazionalsocialismo ha posto al centro della sua azione. ...
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